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Attenzione ai cibi ultraprocessati: provocano infiammazione nell’intestino




Un recente studio italiano pubblicato sulla rivista Nutrients ha messo in luce come il consumo di cibi ultraprocessati possa alterare profondamente l’equilibrio del microbiota intestinale, promuovendo l’infiammazione, riducendo la diversità microbica e aumentando la permeabilità intestinale. Questi fattori possono contribuire all’insorgenza di malattie croniche come il diabete, il cancro e disturbi neurologici.


Cosa sono i cibi ultraprocessati?

I cibi ultraprocessati sono prodotti industriali che contengono cinque o più ingredienti, spesso includendo additivi, zuccheri raffinati, oli, grassi, sale e conservanti. Questi alimenti subiscono processi di trasformazione intensivi per migliorare il sapore, la consistenza e la durata di conservazione. 

Tra le tecniche più comuni vi sono:

  • reazione di Maillard: utilizzata per migliorare colore e sapore, ma può generare composti proossidanti e potenzialmente cancerogeni.

  • estrusione: un processo che porta all’ossidazione dei lipidi e alla formazione di radicali liberi.

  • idrogenazione: usata nella produzione della margarina, che può aumentare i livelli di colesterolo LDL (colesterolo “cattivo”).

La mancanza di fibra in questi alimenti è un altro elemento critico, poiché la fibra alimentare è essenziale per la salute del microbiota intestinale.


Cibi ultraprocessati e microbiota intestinale

L’eccessivo consumo di cibi ultraprocessati può favorire la proliferazione di batteri pro-infiammatori e ridurre la diversità microbica intestinale. Riducono anche la produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA), metaboliti protettivi che contribuiscono al benessere della mucosa intestinale e alla regolazione del sistema immunitario.

Gli emulsionanti usati nei cibi ultraprocessati possono danneggiare i batteri benefici con proprietà antinfiammatorie e aumentare la permeabilità intestinale, consentendo ai batteri patogeni di entrare nel flusso sanguigno e favorire stati infiammatori cronici.


Malattie associate al consumo di cibi ultraprocessati


Diabete

Le alterazioni del microbiota indotte dai cibi ultraprocessati possono aumentare il rischio di malattie cardiometaboliche. Un rapporto sbilanciato tra Firmicutes e Bacteroidetes, ad esempio, è stato associato a un maggiore rischio di diabete di tipo 2. Inoltre, i consumatori abituali di cibi ultraprocessati mostrano livelli ridotti di Akkermansia muciniphila, un batterio benefico noto per migliorare la sensibilità insulinica e il controllo del peso.


Malattie infiammatorie intestinali

Patologie come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa derivano da un’infiammazione cronica della mucosa intestinale. Nei pazienti affetti da queste condizioni, si riscontra una riduzione della diversità microbica e livelli più bassi di batteri antinfiammatori come Roseburia hominis e Akkermansia muciniphila.


Tumori

L’alimentazione tipica delle società occidentali, ricca di cibi ultraprocessati, è considerata un fattore chiave nell’aumento dei casi di tumore al colon-retto. Il microbiota dei pazienti oncologici presenta spesso una ridotta diversità batterica e un aumento di batteri patogeni come Bacteroides fragilis, Fusobacterium nucleatum e Parvimonas micra, i quali possono produrre tossine e specie reattive dell’ossigeno in grado di danneggiare il DNA.


Disturbi neurologici

Il microbiota intestinale è strettamente collegato alla funzione cerebrale attraverso l’asse intestino-cervello. Cambiamenti nella flora batterica possono contribuire a disturbi come il Parkinson e l’Alzheimer. Inoltre, è stato dimostrato che i pazienti affetti da depressione maggiore presentano una ridotta diversità microbica e livelli inferiori di Bacteroidetes, Firmicutes, Actinobacteria e Proteobacteria.


Conclusioni

Sebbene siano necessari ulteriori studi per comprendere i meccanismi precisi con cui i cibi ultraprocessati alterano il microbiota intestinale, le evidenze suggeriscono un impatto negativo significativo sulla salute. L’adozione di regolamenti più severi sulla produzione di cibi ultraprocessati e un’etichettatura più chiara potrebbero essere strategie fondamentali per ridurre il consumo di questi alimenti e migliorare la salute pubblica.


Nel frattempo, limitare il loro consumo e preferire alimenti freschi e non processati può essere una scelta essenziale per mantenere un microbiota sano e prevenire malattie croniche.


Fonte: microbiota news

 

Un abbraccio

Ilenia – la tua naturopata




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